gen 26 2021
Infiammazione cronica (inflammaging) : un nemico silenzioso per la nostra salute
Quando affrontiamo il tema dei fattori di rischio per la nostra salute ( e non solo dal punto di vista cardiovascolare), siamo facilmente in grado di comprendere come fumo, pressione alta, diabete, sovrappeso, colesterolo alterato abbiano delle ricadute sull’aumento delle probabilità di ammalarsi.
Ma se parliamo di “ infiammazione cronica”, argomento ormai per la medicina consolidato e largamente approfondito per spiegare molti fenomeni alla base di molteplici processi fisiopatologici, non sempre si è in grado di tradurre questa condizione in qualcosa di facilmente comprensibile, rimane un concetto piuttosto astratto e poco intuitivo.
Ma che cos’è l’infiammazione ?
L’infiammazione puo’ essere considerata come un meccanismo di difesa che l’organismo mette in atto ( fondamentalmente producendo sostanze che attivano processi riparativi e correttivi di una situazione non fisiologica ) quando viene coinvolto in una situazione che altera la normale omeostasi ( equilibrio) fisiologico e/o metabolico.
Basti pensare ad una situazione di infezione, o ad un danno da trauma, quando per riparare una ferita o per contrastare un agente patogeno, la risposta dell’organismo produce sostanze riparative che si attivano per rimettere le cose a posto.
L’infiammazione è dunque una risposta necessaria e utile quando un problema acuto si presenta e deve essere risolto: le sostanze preposte ( citokine, interleukine, Tnf6..) attivano processi di difesa e riparazione, proteggendoci da situazioni complesse.
Ma proprio l’attivazione e la presenza di queste sostanze in maniera continua e non solo in caso di importante necessità, attivazione determinata da molti nostri comportamenti non coerenti con questi principi ( il nostro stile alimentare, la nostra composizione corporea, la nostra attitudine all’esercizio fisico regolare, lo stress, in una parola il nostro stile di vita) se diventano un continuum cronico e persistente ( pur di bassa intensità) , diventano un importante e determinante fattore di rischio.
E’ nozione comune in medicina che il nostro organismo, soprattutto con il passare degli anni, viene coinvolto in uno stato di proinfiammazione cronico: basti pensare che i valori di un test di laboratorio come la velocità di eritrosedimentazione (VES) o la PCR, spia di un processo infiammatorio in atto, aumentano con l’età.
Molte malattie età-correlate hanno un’eziologia e meccanismi patogenetici complessi, ma comunque la maggior parte di esse, se non tutte, condivide una patogenesi infiammatoria.
Le risposte infiammatorie dell’organismo sembrano essere il prevalente meccanismo di attivazione di un danno tissutale.
Il termine “
inflammaging” ( infiammazione legata all’età) è stato coniato per definire lo stato infiammatorio cronico sistemico, acuto o subclinico, comune a molte malattie età -correlate.
Concausa dell’invecchiamento umano è pertanto una condizione latente di infiammazione cronica e l’inflammaging costituisce un fattore di rischio altamente significativo sia per la morbilità che per la mortalità.
La risposta infiammatoria innescata da uno stimolo infiammatorio è composta sia da eventi locali sia da una attivazione sistemica e consta di una complessa rete di interazioni molecolari e cellulari volte a facilitare il ritorno all’omeostasi fisiologica e alla riparazione tissutale..
Nel corso dell’infiammazione cronica, la risposta immunitaria ,la lesione tissutale e la riparazione procedono simultaneamente: il danno collaterale causato da questo tipo di infiammazione normalmente si accumula lentamente, qualche volta in maniera asintomatica per anni, ma puo’ portare infine ad un deterioramento del tessuto.
Da un lato, come abbiamo detto, l’infiammazione è necessaria per far fronte agli agenti dannosi ed è essenziale per la sopravvivenza; dall’altro, l’esposizione cronica a tutta una serie di antigeni, per un periodo molto piu’ lungo del necessario, induce uno stato infiammatorio cronico di basso grado, che contribuisce alla morbilità e mortalità.
La chiave per invecchiare con successo è collegata alla necessità di diminuire l’infiammazione cronica senza compromettere una risposta acuta in caso di esposizione verso gli agenti patogeni.
Nel suo insieme il processo di infiammazione cronica puo’ essere inquadrato come una condizione di irritazione profonda, subdola e silente dei tessuti, che potrebbe non evidenziare sintomi anche per decenni, ma che nel tempo puo’ risultare molto piu’ distruttiva per i tessuti e gli organi vitali rispetto alla semplice infiammazione acuta.
L’infiammazione cronica stimola inoltre la glicazione, lo stress ossidativo, il sovraccarico di citochine e favorisce gli squilibri nel rapporto tra i vari tipi di acidi grassi: è in sostanza la causa e l’effetto della maggior parte delle malattie cronico-degenerative e , con una definizione ad effetto, la potremmo definire “ la madre di tutte le lesioni “ data la sua correlazione non solo in ambito cardiologico, ma anche oncologico e neurodegenerativo.
A pieno titolo dunque, comprendendo come un percorso di salute debba tenere in alta considerazione la correzione dei nostri comportamenti in forma di prevenzione, oltre all’intervento con i farmaci necessari a gestire altri fattori di rischio ( le statine per il colesterolo, gli antiipertensivi per la pressione, gli antidiabetici per il diabete ecc..), dobbiamo considerare come le nostre abitudini e i nostri comportamenti possono incidere concretamente nella riduzione dei processi proinfiammatori, conferendoci elementi protettivi e di rinforzo.
Nel prossimo articolo prenderemo in considerazione alcuni “nutraceutici” , cioè sostanze nutritive opportunamente qualificate, concentrate e biodisponibili che la medicina ha dimostrato essere di evidente beneficio in questa direzione: gli acidi grassi Omega3, la vit C e i probiotici, che aggiunti ad abitudini sane e protettive riescono ad amplificare il contesto di una corretta prevenzione.
Arrivederci dunque per approfondire, il percorso sulla nostra salute è sempre piu’ interessante e costruttivo!