ago 25 2020
Il sistema immunitario ci protegge… Proteggiamolo anche noi!
Gli eventi che abbiamo fronteggiato e che hanno (continuano a farlo) pesantemente inciso sulle vite di tutti noi, a tutte le latitudini mondiali, a seguito dell’emergenza “Coronavirus”, ci hanno messo ancora più in evidenza quanto risulti fondamentale investire quotidianamente sul nostro
sistema immunitario. Deve essere un processo costante, strutturato che
non si può improvvisare soltanto nelle settimane/mesi di picco influenzale o di emergenza sanitaria. Analizzando i dati provenienti dalle organizzazioni sanitarie, ogni anno le persone con polimorbilità o con un sistema immunitario depresso sono più coinvolte a complicanze e/o a patologie. In uno studio italiano, vengono ripresi i dati ISTAT che sottolineano come ipertensione e diabete siano le comorbidità più svantaggiose in termini di ricovero (69,9%) e di mortalità a seguito dell’infezione (33,8%). Gli stessi dati hanno mostrato che tra 18.366 pazienti deceduti positivi a COVID-19, il 61,0% (n = 886) presentava tre o più comorbidità che erano state diagnosticate prima dell'infezione COVID-19, il 20,7% (n = 301) ne aveva due, il 18,8% ( n = 215) ne aveva uno e solo il 3,5% (n = 51) non aveva patologie preesistenti (9)
1.
Spesso ci si nasconde dietro al fattore “età” ma esso rappresenta un parametro relativo. Ci possono essere persone molto anziane ma che, conducendo uno stile di vita salutare, presentano una protezione molto più efficiente di persone di media età che invece non investono sulla propria salute. Come farlo?
Il concetto comune a tutte le strategie è
l’omeostasi ovvero la condizione di equilibrio nel quale l’organismo non presenta “debiti” o fatiche particolari, cosa che accade nella situazione opposta rappresentata dall’infiammazione che sia acuta o, peggio ancora, cronica. Le circostanze che vanno a creare un’infiammazione sono molto spesso insospettabili perché questa condizione non viene sempre percepita, non ci accorgiamo della infiammazione. Occasioni che purtroppo spesso diventano compagni di vita sono un’alimentazione aggressiva, la mancanza di attività fisica o l’eccesso di questa con intensità troppo elevate, lo stress psicologico costante… l’infiammazione provocando una riduzione e un indebolimento del sistema immunitario lo rende più vulnerabile e come ormai dimostrato in diversi studi predispone il nostro organismo all’invecchiamento biologico
1,2,3.
Le evidenze dopo la fase “critica” che iniziano a farsi spazio, sono tutte concordi a definire che l’esercizio fisico, associato ad un corretto stile di vita rappresentano la massima prevenzione per proteggersi e permettere al nostro organismo, qualora malauguratamente dovesse contagiarsi, farsi trovare più pronti possibile a fronteggiare la patologia. Si iniziano infatti a definire gli atteggiamenti protettivi e negativi su come contrastare il COVID-19. Circa il 3-17% dei pazienti positivi, ha manifestato come causa di morte la cosiddetta ARDS (sindrome da distress respiratorio acuto), ovvero un accumulo eccessivo di globuli bianchi a livello del tessuto polmonare con lesione delle cellule endoteliali con deficit di scambio di ossigeno alveolare e di conseguenza periferico. Vedremo, citando sempre l’articolo di riferimento, come l’esercizio produca sostanze antiossidanti che contrastano e prevengono questa situazione di pericolo
4. Molto interessante, e da molti anni riconosciuto, è il fatto che un esercizio moderato eseguito per 20-30 minuti, 3-4 volte alla settimana può rafforzare il sistema immunitario e ridurre il rischio di infezione virale
5.
Come abbiamo già sottolineato in precedenza, un livello cronico di infiammazione, è verosimilmente alla base di queste condizioni patologiche: la riprova è la presenza di processi di stress ossidativo, squilibrio tra i vari tipi di acidi grassi, alti livelli nell’organismo di sostanze, come le
citochine (ad es interleuchina-6) e le
proteine C-reattive, mediatrici dell'infiammazione
1,2,3. In particolare, a livello cardiaco, come sottolineato in una position paper dell’ESC (European Society of Cardiology), il parametro che testimonia e che predispone ad un rischio aumentato di danno, è l’aumento dei livelli di troponina
6.Questa alterazione può esser presente non solo in chi ha presentato sintomi gravi, ma, anche se più raramente, in chi ha avuto sintomi lievi o nulli.
Detto che i numeri non sono tutto ma forniscono una panoramica molto interessante sullo stato attuale delle cose, prendiamo a riferimento l’associazione mondiale della sanità (WHO)
7 che afferma che l’inattività fisica è identificata come il quarto principale fattore di rischio per la mortalità globale (6% dei decessi a livello globale). Inoltre, si stima che l'inattività fisica sia la causa principale di circa il 21-25% dei tumori al seno e al colon, il 27% del diabete e circa il 30% del carico di patologie cardiache ischemiche. Perché questa correlazione tra le due cose?
Bisogna analizzare le ricadute che l’esercizio fisico produce, analizzando le sostanze rilasciate durante e dopo l’attività fisica. Le sostanze infiammatorie che abbiamo citato in precedenza, a seguito di un esercizio fisico di una certa durata (almeno 30 minuti) e ad una certa intensità (moderata, non troppo intenso) si riducono nella quantità
1,8. Come si nota nel grafico proposto,
NON è l’intensità elevata a promuovere il beneficio immunitario. Un allenamento troppo intenso sembra essere associato a una risposta di immunità sbilanciata dal rilascio di citochine pro-infiammatorie come TNFa, IL-6, e anche una soppressione di immunità cellulare
9, portando ad una maggiore suscettibilità al rischio di infezioni
10. Questo per la correlazione ormai ben nota tra intestino e sistema immunitario: attività troppo aggressive alterano la permeabilità della membrana intestinale che non fa più come succede in condizioni fisiologiche da barriera agli agenti patogeni che, inserendosi, possono alterare il microbiota (popolazione intestinale di batteri buoni che approfondiamo tra poco) e di conseguenza l’immunità (endotossiemia)
11. Questo discorso ha lo stesso valore anche considerando il sistema cardiovascolare! Paracelso già nel 1500 aveva ragione dicendo:
. La dose e la posologia, come qualsiasi medicamento, fa la differenza.
A seguito della giusta sollecitazione, gli adattamenti positivi prevendono anche la liberazione di sostanze come l’aumento di linfociti circolanti (TH1, TH2) e immunoglobuline sieriche12. Anche l’esercizio moderato di forza ha dimostrato ridurre i livelli di TN alfa (pro infiammatorio) il cui aumento negli anziani è correlato al declino della sintesi proteica e riduzione della forza muscolare.13Esiste una corrente di pensiero, specie in voga tra gli anni 80/90 che sostiene come, a seguito di una sessione di attività fisica, qualsiasi essa sia, a maggior ragione se ad elevate intensità, ci sia un periodo definito di “finestra aperta” ovvero una fase nella quale l’organismo risulti più vulnerabile a infezioni. L’articolo che riprendiamo afferma che ci sono prove forti nel sottolineare la NON relazione tra esercizio ed infezione, così come esiste una buona evidenza di protezione grazie ad una regolare attività. Se effettivamente ci sono dei marker che si riducono specie nelle ore post esercizio e che recuperano i valori basali entro le 24h (Iga salivari, cellule immunitarie…), le ricadute positive superano di gran lunga queste alterazioni (superossido dismutasi extracellulare, EcSOD che contrasta i radicali liberi3). Un esempio, oltre agli indubbi benefits cardiorespiratori, è il controllo dell’obesità viscerale responsabile anch’essa della produzione di citochine pro infiammatorie14. Nello studio italiano viene sottolineato come livelli plasmatici elevati di citochine pro-infiammatorie sono stati osservati nei pazienti con infezione da COVID-19; in particolare, IL-6 e il rilascio di ferritina sono stati identificati come predittori di mortalità1.
L’importanza della ripresa, con tutti i criteri di sicurezza, degli sport e dell’attività fisica è al centro del documento proposto sottoscritto da ben 118 stati membri come la strategia non opzionale ma centrale, riconosciuta e fondamentale per il recupero dopo i mesi di lockdown e come prevenzione da una moltitudine di condizioni patologiche.15
La miglior strategia per contrastarla rimane l’attività fisica regolare e ovviamente una alimentazione salutare che ora andremo ad analizzare con l’aiuto di una tabella che ricorda come debba essere suddivisa la nostra strategia alimentare…
L’alimentazione, come più volte ribadito, incide significativamente anche sul nostro sistema immunitario. In particolare torna di grande attualità il termine di microbiota ovvero la popolazione di batteri (buoni) che devono risiedere nel nostro intestino. Se questa popolazione viene ben curata attraverso un’alimentazione equilibrata e ricca di frutta e verdura, questi aumenteranno sia di numero che di varietà. Al contrario un regime alimentare non salutare, per quantità16 e qualità porta ad una perdita di quantità e qualità di batteri così come l’utilizzo spropositato di antibiotici. Bisogna ridurre l’apporto di carboidrati raffinati ed alto indice glicemico promuovendo invece quelli integrali e di basso indice glicemico (frutta e verdura).1,17
Come abbiamo sottolineato nell’incontro educazionale dedicato ai nutraceutici, questi possono contribuire a controllare un buon stato omeostatico (ovviamente se supportati da una base alimentare salutare!). Il rapporto tra Omega 6/ Omega 3 e i livelli della PCR (proteina C reattiva) sono indici pro infiammatori e specialmente il primo possiamo influenzarlo positivamente con il consumo di pesce e l’integrazione magari di Omega 3 (almeno 1g al giorno)1. Esistono poi altre sostanze che possiamo assumere integrando la quotidiana alimentazione, il coenzima Q10, detto anche ubichinone che interviene in processi anti ossidanti e la Vitamina C che abbiamo approfondito nell’incontro dedicato e che andrebbe assunta tutto l’anno (almeno 1 gr) per sostenere il sistema immunitario.
Senza fare retorica, questa situazione di grande emergenza sanitaria ci sta mostrando e “suggerendo” dei modi di vivere che possono, in condizioni come questa, essere protettivi. In queste settimane di “lock down” forzato, abbiamo riscoperto e apprezzato delle semplici cose che troppo spesso però ci lasciamo sfuggire: stare con le persone care, avere più tempo per svolgere degli hobby, dedicare tempo all’attività fisica ma anche semplicemente rallentare le nostre frenetiche “corse” giornaliere e goderci qualche sano momento di recupero! Tutti questi atteggiamenti rientrano nella grande famiglia della prevenzione, attitudine che questa emergenza ci ha sottolineato. Nel prossimo approfondimento, che troverete tra qualche giorno sempre su questa sezione del nostro sito, daremo degli esempi pratici di esercizi ed atteggiamenti preventivi per ripartire col piede giusto. Cercando di cogliere il lato positivo, in un momento difficile, investiamo nel nostro sistema immunitario ricordando che:
se lo proteggi, lui ti protegge!
1 Coronavirus Disease (COVID-19–SARS-CoV-2) and Nutrition: Is Infection in Italy Suggesting a Connection? Hellas Cena1,2 and Marcello Chieppa 3,4. Front. Immunol., 07 May 2020 | https://doi.org/10.3389/fimmu.2020.00944
2 La medicina dell’aging e dell’anti-aging, Damiano Galimberti
3 Chronic inflammation (inflammaging) and its potential contribution to age-associated diseases,. Franceschi C et al. J Gerontol A Biol Sci Med. 2014 Jun;
4 Exercise may help reduce risk of deadly COVID-19 complication: ARDS. ( https://theconversation.com/exercise-may-help-reduce-risk-of-deadly-covid-19-complication-ards-136922) )
5 The effects of moderate exercise training on natural killer cells and acute upper respiratory tract infections. Nieman, DC, Nehlsen-Cannarella, SL, Markoff, PA, et al. Int J Sports Med 1990; 11: 467–473.
6 Exercise in the Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus-2 (SARS-CoV-2) era: A Question and Answer session with the experts Endorsed by the section of Sports Cardiology & Exercise of the European Association of Preventive Cardiology (EAPC)
Raghav T Bhatia, Sarandeep Marwaha, Aneil Malhotra
7 https://www.who.int/dietphysicalactivity/pa/en/
8 https://www.researchgate.net/publication/44693949_Physical_activity_immunity_and_infection
9 Cytokinechanges after a marathon race. Nieman DC, Henson DA, Smith LL et al. (2001) J Appl Physiol 91, 109–114.
10 Systemic inflammatory response to exhaustive exercise. Suzuki K, Nakaji S, Yamada M et al. (2002) Cytokinekinetics. Exerc Immunol Rev 8, 6–48
11 Exercise-induced stress behavior, gut-microbiota-brain axis and diet: a systematic review for athletes. Allison Clark and Núria Mach. Journal of the international society of sport nutrition
12 Immune function in sport and exercise. Gleeson M (2007) J Appl Physiol 103, 693–699
13 Inflammatory markers and physical performance among nonagenarians. Tiainen K et al. J Gerontol A Biol Sci Med Sci.
14 Debunking the Myth of Exercise-Induced Immune Suppression: Redefining the Impact of Exercise on Immunological Health Across the Lifespan. John P. Campbell and James E. Turner. Front. Immunol., 16 April 2018
15 https://www.olympic.org/news/sport-and-physical-activity-should-be-part-of-post-covid-19-recovery-plans-say-governments?fbclid=IwAR1YuV3fzay1dF8QEtQdb1EiN7UiV0-WcLFxWjN16U-FFPbt8Cz83MewFmg
16 Benefits of caloric restrinction for cardiometabolic health, including type 2 diabetes mellitus risk. Soare A et al. Diabetes Metab Res Rev 2014 Mar
17 Diet derived advanced glycation end products are major contributors to the body’s AGE pool and induce inflammation in healthy subjects. Urribarri J et al. Ann NY Acad Sci 2005 Jun